Descrizione
La villa Mimbelli, inserita nell'omonimo parco, ospita dal 1994 il Museo civico Giovanni Fattori dopo essere stata sottoposta ad un complesso intervento di restauro, che ne ha recuperato quanto rimasto degli arredi e delle decorazioni delle ricche sale, compiendone anche un adeguamento museografico.
Gli albori della villa si hanno nel 1865, quando, Francesco Mimbelli (1842-1930), commerciante di grano e altre merci, appartenente a una famiglia che dall’originaria Orebic’ in Dalmazia si spostava e aveva interessi in altri centri e porti dell’Europa, giunto a Livorno tra il 1857 e il 1859 e ben radicato nell’ambiente cittadino, affida all’architetto Vincenzo Micheli la costruzione della sua nuova residenza al posto della vecchia casa dei pittori livornesi Giuseppe, Antonio e Jacopo Terreni: una villa nel borgo di San Jacopo in Acquaviva, nella zona sud di Livorno, segno della sua raggiunta agiatezza economica.
Nel 1868 Villa Mimbelli, sviluppata su tre piani (due nobili e l’ultimo anche per la servitù), con altana e ben tre ingressi destinati a pubblico e occasioni diverse, è pronta.
Nel 1871 Francesco sposa Enrichetta Rodocanacchi (1848-1877), appartenente a un’importante famiglia livornese di origine greca, e nel novembre 1871, Francesco acquista come regalo di nozze per la moglie i terreni circostanti la Villa, che vengono da lei sistemati. Quelli sul retro della Villa, oltre l’attuale via San Jacopo e ora perduti, sono destinati a orto e frutteto, il resto è trasformato in parco “all’inglese”, con una grande varietà di piante ad alto e basso fusto, alcune delle quali ricercate e rare giunte anche grazie ai traffici commerciali di Mimbelli con l’Oriente, ampie zone a prato delimitate da viali curvilinei, una fontana addossata ad una grotta artificiale davanti all’ingresso laterale della Villa.
Nel 1875 si concludono i lavori di decorazione interna, affidati ai pittori Annibale Gatti con allievi e ai fratelli livornesi Pietro e Giuseppe Della Valle, nonché a stuccatori, decoratori, intagliatori, artigiani per i pavimenti, tappezzieri: una grande festa saluta l’ultimazione del dipinto del Gatti Il Granduca Ferdinando II presenta lo scultore Pietro Tacca alla Granduchessa sua moglie. Nel 1877 Enrichetta muore, lasciando un unico figlio di 5 anni, Luca (1872-1930).
Francesco, all’inizio del nuovo secolo, ormai quasi sessantenne, inizia una relazione con Inesh Maccapani (1883-1979), conosciuta come Giovanna, figlia di un fattore e di quarantun’anni più giovane, dalla quale ha due figli, Gilberta (1908-1930) e Pierluigi (1911-1937).
Il 1930 segna la fine di molti Mimbelli: nel giro di pochi mesi muoiono Francesco e i figli Luca e Gilberta. Nonostante sia ancora vivo il terzogenito Pierluigi, che scompare nel 1937, la Villa è ereditata dal figlio del primogenito Luca, l’Ammiraglio Francesco Maria (1903-1978), che nel 1936 la vende con tutti i mobili e il parco all’Azienda Autonoma Poste e Telegrafi.
Nel 1936 l’Azienda Autonoma Poste e Telegrafi acquista la Villa per 680.000 lire e la destina a collegio per i figli dei dipendenti, adattando gli ambienti al nuovo uso, trasformando la casa del guardiano in cappella e i granai in dormitorio, e costruendo nel parco un teatrino. Con lo scoppio della II Guerra mondiale l’edificio viene svuotato dagli arredi, occupato dall’esercito tedesco e poi alleato, infine devastato. Finita la guerra, rimane per decenni in abbandono.
Nel 1979 il Comune di Livorno acquista l’edificio e inizia un lungo e complesso restauro degli esterni e dell’interno, comprese le decorazioni (dipinti sulle pareti e sui soffitti, stucchi, ceramiche, intagli), i pochi arredi rimasti o recuperati (caminetti, specchi, mobili, lampadari in vetro e cristallo), mentre nuove tappezzerie e tende riproducono il disegno e i colori originari. Il tutto per una nuova funzione: il 3 dicembre 1994 nella restaurata Villa Mimbelli viene inaugurato, nella sua quarta sede, il Museo civico Giovanni Fattori. La raccolta civica di dipinti da metà ’800 a metà ’900 viene esposta nell’intera Villa: al piano terra e al 1° piano, che mantengono o recuperano l’aspetto e l’atmosfera originari della Villa, e al 2° piano, già in origine meno decorato e ricco, in cui prevale l’aspetto di museo.
Modalità d'accesso
Il parco è aperto a tutti. Nell’ambito del bando PNRR per la “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura” sono stati creati percorsi accessibili che collegano gli ingressi del parco con il Museo e con le altre strutture ad esso connesse (Granai, Biblioteca), tramite pavimentazione stradale drenante, colorata, ecologica e fonoassorbente che si integra con i percorsi in ghiaino esistenti, richiamando i vialetti dei parchi storici.
Indirizzo
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Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2025, 12:22